
Per le aziende questo è un lusso perché non costa nulla, o pochissimo, prendere un giovane a lavorare anche per sei mesi come stagista, fargli svolgere mansioni più misere e ridicole che non hanno niente a che vedere col lavoro dell'azienda (fotocopiare, pinzare, imbustare, affiancare...); e dopo sei mesi, alla fine del contratto, mandarlo a casa. Ormai non serve più. L'azienda non ha speso nulla, ma si ritroverà tutto fotocopiato a regola, imbustato e pinzato.
Stagista dopo stagista l'azienda non ferma il lavoro. Continua senza emettere un centesimo, qualche volta poche centinaia di euro al mese e dei buoni pasto.
La cosa più scandalosa è che vi è gente, spesso coloro che compiono attività di orientamento o inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, che propongono valanghe di stage, considerandolo un'occasione per sviluppare e acquisire competenze. Perché, secondo questi, un giovane ha voglia fino a trent'anni di sviluppare competenze? Non ha per caso voglia di guadagnare anch'egli qualcosa per mantenersi gli studi o acquisire indipendenza economica?
Lo stage è utile, può veramente esserlo, ma l'abuso è da condannare.
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