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giovedì 30 gennaio 2014

"ORMAI E' PORTA A PORTA MANIA!" - di Giuseppe Cacopardo.


Che in Italia non ci sia lavoro ormai è risaputo. Disoccupazione dei giovani al 40 per cento e sempre più persone decidono di abbandonare il paese della pizza alla ricerca di nuove opportunità all'estero...e che estero!
Poi ci sono coloro che desiderano cimentarsi in una nuova, o se non nuova, tornata di moda, professione, quella del consulente. Oltre che consulente si può chiamare anche agente oppure rappresentante.
Le aziende che li ricercano sono grandi marchi ormai conosciuti del settore immobiliare o cosmesi, o piccole start up che, per conto di grandi aziende, forniscono il servizio di procacciamento affari e clienti.
Il target preferito da queste sono giovani ragazzi, di solito tra i diciotto e i trent'anni che, bussando alla porta di centinaia di appartamenti al giorno, cercano disperatamente o meno di scrivere almeno uno, due o più contratti.
Si presentano a casa per proporre: polizze assicurative, contratti per la fornitura di luce e gas, articoli per la casa, o come agenti di compagnie telefoniche.
Sapete quando si manda "a quel paese" coloro che puntualmente al telefono o alla porta di casa vogliono proporvi questo genere di cose? Ecco, quei ragazzi stanno dall'altra parte della cornetta o dell'uscio.
Le aziende sono in crisi, clienti non ce ne sono e perciò grazie  a questo lavoro a provvigioni, a volte troppo minime per chiamarsi così, cercano di recimolare qualcosa; l'agente i pochi soldi che gli spetta e l'azienda qualche cliente in più.
DIFFIDATE DA CHI INVECE VUOL TRUFFARVI, escogitano anche piani per entrare a casa vostra e farvi firmare qualcosa che magari è totalmente l'opposto di quel che in teoria viene presentato. Non a caso alcuni ragazzi hanno anche lasciato questo lavoro per non scendere a compromessi poco civili e dignitosi, per rispetto della loro dignità e di quella altrui.

mercoledì 9 ottobre 2013

"PORTARE IL MADE IN ITALY AL SETTIMO CIELO, CON UN AEREO" - di Giuseppe Cacopardo


 
 
L'Italia da sempre vanta un patrimonio artistico e culturale inestimabile e famoso in tutto il mondo, ma c'è un settore ancora più invidiato e apprezzato, quello del Made in Italy.
Leggere sull'etichetta di un prodotto questa scritta suscita in noi un orgoglio indiscusso, quasi da tradurre questa espressione inglese in "ORGOGLIOSAMENTE fatto in Italia".
Il Made in Italy si differenzia per la varietà di prodotti offerti: dall'abbigliamento al cibo, dall'arte all'industria dell'auto. Un prodotto di questo genere lo si riconosce immediatamente grazie al design, alla cura in ogni dettaglio e ai materiali utilizzati. La combinazione di questi indispensabili fattori danno vita a prodotti unici, patrimonio della nostra tradizione, bravura e creatività.
In questo periodo di crisi nera che distrugge aziende e miete vittime tra imprenditori, giovani e operai, il Made in Italy è un settore in crescita, attira acquirenti stranieri che, portando tale merce nel loro paese, è come se esportassero un pezzo di Italia, elevandolo e rendendolo ammirabile.
Per queste ragioni è un settore di cui dobbiamo andar fieri e smettere di promuoverlo sarebbe un errore inquantificabile, ma c'è chi davvero il Made in Italy lo ama e lo porta in alto. Come? Facendolo volare!
Proprio così, è un'iniziativa di ILW, Italian Luxury in the World (il lusso italiano nel mondo). Consiste in un aereo adibito a showroom che ospiterà al suo interno un'intera esposizione di pregiati marchi italiani con prodotti interamente realizzati in Italia.
Il velivolo compirà il giro del mondo atterrando in grandi centri mondiali del mercato del lusso,
 dove il Made in Italy sarà finalmente promosso e fatto conoscere all'estero.
Andrea Radic (foto in basso) è il fondatore, insieme a Daniele Biagi, di questo showroom volante che, ripeto, ospiterà a bordo le eccellenze di cento aziende italiane del lusso.
Il made in Italy è da proteggere, elevare e far conoscere sempre più al mondo intero. Non possiamo permettere che questo lasci il nostro paese perché non vi trova più un mercato favorevole o sostegno.
Grazie a questa iniziativa, che negli anni successivi sarà la volta di un treno e poi ancora di una nave, è un progetto prezioso e di grande esempio per tutti noi che amiamo il nostro paese e ciò che con grande maestria ogni giorno produciamo.

"PRIMA SI CHIAMAVANO SCHIAVI, ORA STAGISTI" - di Giuseppe Cacopardo.


In passato le persone, uomini e donne, ma anche bambini, costretti a lavorare sotto padrone con paghe minime o assenti, erano chiamate schiavi. Oggi la situazione sembra cambiata: la gente ha un lavoro (non consideriamo per un attimo la crisi che stiamo vivendo, torniamo ai tempi d'oro), percepisce un stipendio e ha la possibilità di essere assunta con differenti tipi di contratto. Ma ci rendiamo conto che vi sono persone, prevalentemente giovani, che sono costretti a lavorare sotto padrone, con paghe minime o assenti? Ebbene la situazione non è affatto cambiata. Voi direte: "la schiavitù non esiste più nei paesi sviluppati come il nostro". E' vero, io vi dico, ora si chiama STAGE. Un modo più elegante per nascondere le condizioni di lavoro, direi sfruttamento, di migliaia di giovani italiani durante questo attanagliante periodo di crisi economica; la disoccupazione giovanile, ricordo, è circa al 40 per cento.
Per le aziende questo è un lusso perché non costa nulla, o pochissimo, prendere un giovane a lavorare anche per sei mesi come stagista, fargli svolgere mansioni più misere e ridicole che non hanno niente a che vedere col lavoro dell'azienda (fotocopiare, pinzare, imbustare, affiancare...); e dopo sei mesi, alla fine del contratto, mandarlo a casa. Ormai non serve più. L'azienda non ha speso nulla, ma si ritroverà tutto fotocopiato a regola, imbustato e pinzato.
Stagista dopo stagista l'azienda non ferma il lavoro. Continua senza emettere un centesimo, qualche volta poche centinaia di euro al mese e dei buoni pasto.
La cosa più scandalosa è che vi è gente, spesso coloro che compiono attività di orientamento o inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, che propongono valanghe di stage, considerandolo un'occasione per sviluppare e acquisire competenze. Perché, secondo questi, un giovane ha voglia fino a trent'anni di sviluppare competenze? Non ha per caso voglia di guadagnare anch'egli qualcosa per mantenersi gli studi o acquisire indipendenza economica?
Lo stage è utile, può veramente esserlo, ma l'abuso è da condannare.
 

mercoledì 10 aprile 2013

"SI TOLGONO LA VITA PERCHE' UCCISI DALLE TASSE" - di Giuseppe Cacopardo


La pressione fiscale al 52% del PIL porta anche a questo, al suicidio. Cittadini di uno stato che non
li guarda nemmeno in faccia e permette che si tolgano la vita stremati e oppressi dalle continue tasse, imposte e pagamenti vari.
Sono le storie di molti imprenditori italiani che a causa della crisi economica che il Paese sta attraversando sono costretti a ridurre la loro produttività, tagliare il numero dei dipendenti e, al peggio, chiudere.
Lo Stato rema contro. Se da una parte la crisi distrugge, il fisco uccide.
Questa è la decisione estrema che si compie quando, logorati dalla vergogna di non avere più nulla, non si riesce a pagare.
Più della metà di ciò che produciamo (PIL) va allo Stato. Ecco che le politiche fiscali sommergono e soffocano le politiche produttive. Quando ciò avviene tutto si blocca, l'economia si arresta, il denaro non circola più e la gente ha sempre meno. E' quello che accade qui in Italia.
In Europa siamo tra i paesi con il maggior numero di tasse e le più alte somme da pagare. Siamo anche uno dei paesi più burocratizzati. La burocrazia rallenta incessantemente tutte le nostre, anche più semplici, operazioni. Chi è in difficoltà lo sarà ancora di più se dovrà confrontarsi con la burocrazia. Nulla può essere compiuto velocemente e senza intoppi (nei limiti della legalità, ovviamente) che coerentemente manca una fotocopia, o una fotografia, o un foglio, una firma qui e una firma la.
Le ultime vittime dei suicidi per crisi sono i coniugi Sopranzi di Civitanova Marche impossibilitati nel pagare il mutuo ed essere a posto con l'Inps. L'altra vittima è Romeo Dionisi anch'egli ucciso dalla vergogna di poter più pagare nulla.
Il presidente della Camera Laura Boldrini ha deciso di prendere parte ai funerali, ma al suo arrivo è stata subito fischiata e derisa in quanto rappresentante dello Stato.
Viviamo in un paese che guarda impassibile i suoi cittadini morire uccisi dal malfunzionamento della politica.

sabato 6 aprile 2013

"LA SCUOLA PUBBLICA, TRA TAGLI E POVERTA'" - di Giuseppe Cacopardo.

 
La spesa del nostro paese destinata alla scuola e alla cultura è pari all'1,1%, peggio di noi solo la Grecia.
Questo dato allarmante è fonte di uno studio compiuto da Eurostat riguardo la spesa dello Stato in materia di istruzione e cultura nel 2011.
Si deduce che lo Stato investe troppi pochi soldi in uno dei settori fondamentali della società, dove la persona entrando viene formata, istruita ed educata al fine di essere cittadino.
La situazione della scuola pubblica in Italia è estremamente complicata. Non serve il dato di Eurostat per comprendere quali ambienti e quali proposte di governo vengano riservati alla scuola pubblica.
Siamo i penultimi in Europa quasi in tutto. Magari tra i primi parlando di turismo o campo alimentare, ma in termini di formazione, istruzione e cultura siamo giudicati come "il fanalino d'Europa".
Per decine e decine di anni si è lottato affinché la Scuola diventasse un diritto per tutti a prescindere da reddito, condizione sociale e orientamenti vari. La Scuola è un diritto e oggi è minacciata. Vittima di una mancanza costante di fondi, tagli di spesa e di personale e un susseguirsi di problemi burocratici e amministrativi che non fanno altro che peggiorare le cose.
La figura del docente, individuo che ha deciso di donare la propria vita alla scuola studiando parecchi anni per ottenere lauree e abilitazioni per insegnare, è inaccettabilmente sminuita. Egli è visto come un semplice dipendente statale, quindi vittima anche lui di tutti quelli che sono gli interventi a sfavore della sua classe di lavoratori, e non come persona incaricata del dovere di istruire, formare ed educare tante altre persone che un giorno dovranno confrontarsi con il futuro. Egli è quindi il responsabile della preparazione al futuro dei futuri cittadini e membri di una società civile. Lo Stato tutto questo non lo comprende.
L'Italia vive una pesantissima situazione economica e politica e per tentare disperatamente a risanare il debito pubblico il governo toglie, potremmo dire ruba, i soldi a settori come la Scuola e la Sanità; all'istruzione e alla salute. Lo Stato non prende i soldi da dove effettivamente ce ne sono, e parecchi anche, ma da settori già da tempo minacciati e indeboliti sempre più.
La riduzione dei fondi destinati alla scuola e il taglio di personale: ha creato questo: classi "pollaio" dove vi sono stipati una trentina di alunni seguiti da un solo insegnante, ambienti fatiscenti e miserabili, apparecchiature scolastiche obsolete e fatiscenti, riduzione drastica delle attività proposte dai POF e delle iniziative extracurriculari, tensione continua tra docenti stessi e studenti... L'elenco potrebbe ancora andare avanti, ma solo per citare alcuni dei tristi aspetti che descrivono la situazione della Scuola Pubblica Italiana. Vergogna. Ricordiamoci che c'è gente che ha lottato duramente al fine di creare un sistema scolastico degno di un Paese che ascolta i doveri dei cittadini e aperto sul mondo.

sabato 30 marzo 2013

"LASCIO TUTTO E...SCAPPO. PERCHE' LA' C'E' LAVORO." - di Giuseppe Cacopardo

"LASCIO TUTTO E...SCAPPO. PERCHE' LA' C'E' LAVORO." - di Giuseppe Cacopardo
 
Stiamo attraversando un periodo nero della nostra economia, qualcosa che sicuramente verrà scritto sui libri di storia.
Prima di questa, solo la crisi del '29. Siamo i nuovi protagonisti di un evento storico che ci accumuna tutti su questa terra. Alcuni meno di altri, però.
Concentriamo la nostra attenzione sull'Italia: la disoccupazione cresce, la percentuale di senza-lavoro è in costante aumento, l'innalzamento dell'età pensionabile frena ancora di più il turnover...ne stiamo passando di ogni.
Tutto ciò si ripercuote su una classe più delle altre: i giovani.
I giovani italiani studiano, si laureano, acquisiscono master, maturano le loro conoscenze e competenze. Una volta pronti al mondo del lavoro sono costretti ad accettare contratti miserabili, certo ci si deve accontentare, ma per quanto ancora?
"Determinato 1, 2 o 3 mesi", "A progetto", "Apprendistato". Queste sono solo alcune delle nuove formule di contratto presenti nell'Italia in recessione.
Se un giovane non ha nemmeno l'opportunità di essere assunto a contratto ecco che diventa, o meglio, si riduce, a stagista. Lo stagista è colui che, non assunto con obbligo di retribuzione, svolge una o più mansioni all'interno di una qualche azienda. Egli, così facendo, acquisisce dimestichezza col mestiere, approfondisce le sue conoscenze e competenze a riguardo e ha l'occasione di mettersi alla prova. Fino a qui tutto è positivo. Quando però un giovane si trova condannato a fare tirocini su tirocini sempre con la solita scusa "è un'esperienza professionale che va nel CV", ecco che lo stage si tramuta in nuovo volto dello sfruttamento del lavoro. Ognuno di noi lavora per vivere. Dopo un pò ci si stanca anche di sviluppare competenze, si vuole guadagnare PER VIVERE.
Migliaia di giovani italiani stanno già per scegliere di approdare sull'ultima spiaggia: andare all'estero. Ci sono infatti paesi che sembrano quasi, sottolineando quasi, non soffrire più di tanto delle conseguenze della crisi. Per citarne alcuni: Canada, Nuova Zelanda, Australia, Cina, Giappone, Brasile. Persino l'Irlanda, che insieme a Italia, Spagna, Portogallo e Grecia fa parte dei "deboli" d'Europa, sta registrando una crescita dello 0,5%. Lieve sì, ma meglio che niente.
I giovani Italiani, ma non solo i giovani, espatriano verso questi paesi. Fari di speranza nel buio dell'economia mondiale.
Paesi che non sono il loro, ma capaci di fornire opportunità vantaggiose e posti di lavoro. 
Viviamo in un'Italia in cui è lo stesso governo che dice che bisogna accontentarsi e di non essere choosy (viziati). Sei viziato se vuoi fare un lavoro attinente agli studi compiuti? Il governo crede questo. 
Un paese che non lascia più possibiltà di scelta. Se si trova un lavoro, lo si deve accettare, qualunque esso sia.
Un'Italia in cui i bambini non possono più permettersi di dire: "DA GRANDE VOGLIO FARE IL...".