martedì 17 dicembre 2013

"LA PAELLA, IN CENTRO E' LA PEGGIORE" - di Giuseppe Cacopardo.


Con la frase utilizzata come titolo di questo nuovo articolo sta ad indicare un vero e proprio dato di fatto, una legge con la L maiuscola.
Sarà capitato a tutti i coloro che hanno avuto la fortuna e il piacere di recarsi in un paese meraviglioso quale è la Spagna, di passeggiare tra belle vie centrali delle città più conosciute, quelle che ogni anno, per qualsiasi motivo, attraggono milioni di turisti.
Il fatto che parlo della Spagna è solo un esempio, poi spiegherò bene a che punto desidero arrivare.
Pensiamo ai ristoranti lungo La Rambla  Barcellona o lungo la Gran Via di Madrid. Esposte sulle pareti esterne si notano fotografie dei tradizionali piatti spagnoli offerti; sto parlando di quelle foto usate a scopo di marketing: risoluzione HD, aspetto plastico. Quelle che all'inizio fan venire appetito, quando esci sazio e le riguardi ti vien da vomitare.
Il piatto tipico iberico per eccellenza è la Paella. Attenzione! In centro, solo gli oggetti costosi che brillano nei negozi sono di eccellenza, il cibo è di pessima qualità culinaria.
Il riso di una Paella in centro è scotto, molle, sembra riscaldato al microonde. Il condimento non è succoso, ci sono quelle fastidiose antennine dei gamberi sparse in tutto il piatto e il sapore è quasi amarognolo.
Ma in effetti, riflettiamoci su...ma un milanese, o meglio, chi abita a Milano, va a mangiare una pizza da dodici euro in uno di quei bar/ristoranti/caffetterie in Corso Vittorio Emanuele? Non credo proprio.
Il cibo migliore, là dove la tradizione è rispettata diligentemente, è lontano dal centro. I turisti, in questi posti, non ci sono.
Ricordate: NO TURISTI = SI MANGIA BENE, SI TURISTI = E' MEGLIO ANDARE AL McDonlad's a questo punto...

lunedì 18 novembre 2013

"BABY SQUILLO, MADRI ANCORA PIU' SCANDALOSE" - di Giuseppe Cacopardo.


Scrivere un articolo editoriale sullo scandalo delle baby squillo è estremamente difficile. Per questo motivo lo farò con gli occhi di un semplice telespettatore che ode questo tipo di notizie al tg per la prima volta.
E' un argomento di cui si parla da giorni su tutte le testate giornalistiche e alcuni talk aprono la puntata proprio con servizi su questo.
Giovani ragazze, minorenni, che si prostituiscono, chi perché sfruttata, chi invece perché ha bisogno di soldi o perché semplicemente si guadagna. Siamo sicuri che ciascuna delle motivazioni appena elencate, oltre che prive di fondamento, sono del tutto inaccettabili.
Queste ragazzine vendono il proprio corpo a uomini di tutte le età, da ragazzi appena maggiorenni a signori di settant'anni e più.
Questi, è difficile definirli tali, "uomini" sono attratti da "quelle giovani, piccole". A loro piace la loro "freschezza". Loro non si fanno problemi, forse non le guardano nemmeno in faccia, ma nella loro mente alberga il più perverso dei pensieri, la più trasgressiva delle voglie.
Si sentono importanti, grandi e imponenti davanti ai loro esili corpi nudi. Alcuni sono talmente pervertiti che vogliono che siano le stesse ragazze a fare i bisogni sui loro corpi, lo ritengono eccitante.
Poi vengono pagate: soldi, regali, ricariche per il cellulare... Questo è quanto vale, secondo le menti malate di questi esseri, le prestazioni, ma soprattutto la dignità delle giovani ragazze. E parlando proprio di dignità che la pelle si accappona; la dignità ormai perduta, venduta e mai più "rimborsata". Avranno credito per il loro telefonino, una borsa speciale e nuova, più soldi nel portafogli... Ma la dignità non l'avranno mai più indietro.
Scioccanti le rivelazioni di alcune madri che approvano, o reagiscono con superficialità a parlare, dell'operato delle figlie.
Una madre, al sapere che la figlia si prostituiva, rispose: "Pensavo spacciasse", come se vendere il proprio corpo fosse decisamente meno grave che spacciare droga.
Non c'è altro da dire, non aggiungo altro, ognuno di noi faccia le dovute considerazioni.

mercoledì 9 ottobre 2013

"PORTARE IL MADE IN ITALY AL SETTIMO CIELO, CON UN AEREO" - di Giuseppe Cacopardo


 
 
L'Italia da sempre vanta un patrimonio artistico e culturale inestimabile e famoso in tutto il mondo, ma c'è un settore ancora più invidiato e apprezzato, quello del Made in Italy.
Leggere sull'etichetta di un prodotto questa scritta suscita in noi un orgoglio indiscusso, quasi da tradurre questa espressione inglese in "ORGOGLIOSAMENTE fatto in Italia".
Il Made in Italy si differenzia per la varietà di prodotti offerti: dall'abbigliamento al cibo, dall'arte all'industria dell'auto. Un prodotto di questo genere lo si riconosce immediatamente grazie al design, alla cura in ogni dettaglio e ai materiali utilizzati. La combinazione di questi indispensabili fattori danno vita a prodotti unici, patrimonio della nostra tradizione, bravura e creatività.
In questo periodo di crisi nera che distrugge aziende e miete vittime tra imprenditori, giovani e operai, il Made in Italy è un settore in crescita, attira acquirenti stranieri che, portando tale merce nel loro paese, è come se esportassero un pezzo di Italia, elevandolo e rendendolo ammirabile.
Per queste ragioni è un settore di cui dobbiamo andar fieri e smettere di promuoverlo sarebbe un errore inquantificabile, ma c'è chi davvero il Made in Italy lo ama e lo porta in alto. Come? Facendolo volare!
Proprio così, è un'iniziativa di ILW, Italian Luxury in the World (il lusso italiano nel mondo). Consiste in un aereo adibito a showroom che ospiterà al suo interno un'intera esposizione di pregiati marchi italiani con prodotti interamente realizzati in Italia.
Il velivolo compirà il giro del mondo atterrando in grandi centri mondiali del mercato del lusso,
 dove il Made in Italy sarà finalmente promosso e fatto conoscere all'estero.
Andrea Radic (foto in basso) è il fondatore, insieme a Daniele Biagi, di questo showroom volante che, ripeto, ospiterà a bordo le eccellenze di cento aziende italiane del lusso.
Il made in Italy è da proteggere, elevare e far conoscere sempre più al mondo intero. Non possiamo permettere che questo lasci il nostro paese perché non vi trova più un mercato favorevole o sostegno.
Grazie a questa iniziativa, che negli anni successivi sarà la volta di un treno e poi ancora di una nave, è un progetto prezioso e di grande esempio per tutti noi che amiamo il nostro paese e ciò che con grande maestria ogni giorno produciamo.

"PRIMA SI CHIAMAVANO SCHIAVI, ORA STAGISTI" - di Giuseppe Cacopardo.


In passato le persone, uomini e donne, ma anche bambini, costretti a lavorare sotto padrone con paghe minime o assenti, erano chiamate schiavi. Oggi la situazione sembra cambiata: la gente ha un lavoro (non consideriamo per un attimo la crisi che stiamo vivendo, torniamo ai tempi d'oro), percepisce un stipendio e ha la possibilità di essere assunta con differenti tipi di contratto. Ma ci rendiamo conto che vi sono persone, prevalentemente giovani, che sono costretti a lavorare sotto padrone, con paghe minime o assenti? Ebbene la situazione non è affatto cambiata. Voi direte: "la schiavitù non esiste più nei paesi sviluppati come il nostro". E' vero, io vi dico, ora si chiama STAGE. Un modo più elegante per nascondere le condizioni di lavoro, direi sfruttamento, di migliaia di giovani italiani durante questo attanagliante periodo di crisi economica; la disoccupazione giovanile, ricordo, è circa al 40 per cento.
Per le aziende questo è un lusso perché non costa nulla, o pochissimo, prendere un giovane a lavorare anche per sei mesi come stagista, fargli svolgere mansioni più misere e ridicole che non hanno niente a che vedere col lavoro dell'azienda (fotocopiare, pinzare, imbustare, affiancare...); e dopo sei mesi, alla fine del contratto, mandarlo a casa. Ormai non serve più. L'azienda non ha speso nulla, ma si ritroverà tutto fotocopiato a regola, imbustato e pinzato.
Stagista dopo stagista l'azienda non ferma il lavoro. Continua senza emettere un centesimo, qualche volta poche centinaia di euro al mese e dei buoni pasto.
La cosa più scandalosa è che vi è gente, spesso coloro che compiono attività di orientamento o inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, che propongono valanghe di stage, considerandolo un'occasione per sviluppare e acquisire competenze. Perché, secondo questi, un giovane ha voglia fino a trent'anni di sviluppare competenze? Non ha per caso voglia di guadagnare anch'egli qualcosa per mantenersi gli studi o acquisire indipendenza economica?
Lo stage è utile, può veramente esserlo, ma l'abuso è da condannare.
 

lunedì 7 ottobre 2013

"QUELL'ASSURDO TEMA DELLA TV" - di Giuseppe Cacopardo.



A tutti sarà capitato di ricevere, come consegna, lo svolgimento di un tema in classe sulla televisione. Uno di quei temi argomentativi, dove bisognava esprimere la propria opinione riguardo un argomento generico come l'inquinamento, il razzismo, la scuola, ecc. Spesso le opinioni erano già impostate perché, a causa o grazie alle maestre trascinatrici, noi studenti imparavamo ciò che (secondo i loro insegnamenti) era da considerarsi giusto, oppure sbagliato.
La televisione era un tema abbastanza gettonato, uno di quelli. Per le maestre questa "faceva male". Il perché era essenzialmente dovuto al fatto che fosse diseducativa, inutile, persuasiva.
Ma la televisione è davvero così? E' ora di dire BASTA con questa pagliacciata dell'opinione negativa sulla televisione, questa incredibile speculazione delle maestre no-global finte moraliste che non fa altro che perpetuare il loro bizzarro approccio con la società che ci circonda. Fatta di tecnologia e, per fortuna, anche dai media.
Vorrei ricordare, care maestre, o professori, che ci sono persone e famiglie che mangiano grazie alle aziende televisive.
Prendiamo come esempio le persone che lavorano in Rai o in Mediaset. Non vi sono solo Veline, presentatori, attrici o coreografi, ma anche impiegati, autori, registi, cameramen, avvocati... Queste ultime elencate, a fine mese, portano a casa uno stipendio per poter campare se stessi e le loro famiglie. Pensate se nessuno più guardasse la televisione, non ci fossero più aziende che richiedono spazi pubblicitari nei programmi, nessuno più acquistasse un pacchetto di payTV. L'azienda andrebbe in fallimento. Tutti perderebbero il lavoro e si ritroverebbero senza risorse economiche, che prima invece possedevano.
Dal punto di vista educativo è necessario dire che non tutti i programmi televisivi hanno e vogliono avere un fine educativo; tanto è vero che vi sono trasmissioni atte ad informare, educare e trasmettere messaggi importanti. Altre invece hanno come fine ultimo l'intrattenimento, semplicemente il divertire e alleggerire la mente dello spettatore. Pensate: dopo il telegiornale, fatto di notizie e informazioni su crisi, cronaca, politica, cambiamenti; una bella trasmissione comica che diverte e fa sorridere.
La televisione è bella per questo. Perché è varia. Se la si sa guardare responsabilmente ed educando alla criticità, ci renderemmo tutti conto di quale mezzo meravigliosamente utile disponiamo. La pluralità della TV è importantissima per soddisfare i gusti di tutti.
E' una bugia e falso moralismo dire che è fatta solo di robaccia che non educa.
Concluderei con un assaggio di Renzo Arbore...
Sì, la vita è tutta un quiz,
tante occasioni, tante emozioni,
perché è coi quiz che ci danno i milioni,
EVVIVA LE TELEVISIONI!

venerdì 7 giugno 2013

"LA FINE DELLA QUINTA SUPERIORE" - di Giuseppe Cacopardo


"Un giorno la rimpiangerai!". Questa frase la sente qualsiasi studente quando esprime il suo odio per la scuola.
La scuola, soprattutto le superiori, crea una maledetta routine quotidiana che porta allo sfinimento. Ciò fa nascere una sorta di odio nei suoi confronti e nella scuola stessa.
Quando si arriva però al termine dei fatidici cinque anni, si viene a conoscenza di un sentimento provato solo alla fine di occasioni particolari, ovvero al concludersi di qualcosa di meravigliosamente vissuto. Queste situazioni possono essere una vacanza insieme, l'estate, un periodo passato con qualcuno che si ama, insomma tutte quelle volte in cui vorremmo potesse non finire mai. Quel sentimento è la malinconia. Chi lo avrebbe mai detto che ci sarebbe immensamente dispiaciuto finire una volta per tutte la scuola?
Ebbene sì, perché quella maledetta routine, la sveglia presto, le corse per non perdere l'autobus da prendere con i compagni, la campanella che scandiva ogni ora, l'intervallo, chiacchierare coi bidelli, era tutto diventato parte della tua vita, una routine che ti mancherà infinitamente e che mai vivrai ancora.
A pensarci bene, la scuola era l'unico motivo valido per il quale ci svegliavamo la mattina per iniziare un nuovo giorno. Come non potranno mancare tutte le risate fatte a scuola, il bussare alla porta di qualche classe e scappare correndo lungo i corridoi, parlare con quel bidello di fiducia che ormai sa tutta la tua vita, usare "PROF VADO IN BAGNO" come scusa per andare a incontrare il fidanzato o la fidanzata al piano sotto al tuo (o meglio ancora andare alla macchinetta)?
Personalmente, mi mancherà tutto questo. Lacrime che prima o poi scenderanno.
Un'esperienza unica passata incontrando e conoscendo persone fantastiche. La felicità di aver concluso è molta, perché non sempre la strada era spianata, ma la nostalgia di tutti quei momenti è ancor di più.
Gli esami sono vicini, l'ultimo scalino prima del futuro. Mancheranno i banchi sulle quali abbiamo scritto la nostra vita, i professori, la corsa disperata al 6, saltare la prima ora perché l'interrogazione ci faceva paura, il silenzio dei corridoi quando le porte erano chiuse e la festa che si creava all'intervallo.
Addio liceo, ci hai visti crescere, ridere, piangere, innamorarci e perderci. Grazie per tutte le emozioni che ci hai regalato. E quando ci dicevano che avremmo rimpianto i tuoi momenti, avevano maledettamente ragione.

lunedì 27 maggio 2013

"PROFESSORI E ALUNNI, LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI?" - di Giuseppe Cacopardo


Hanno il coltello dalla parte del manico.
Questa è la più classica espressione che i genitori o chiunque altro sia esterno alla scuola, utilizza per giustificare i professori, la classe docente.
Questo vuol dire che, nonostante essi possano essere in torto marcio, dalla parte della ragione ci sono, o meglio "dobbiamo immaginarci che ci siano", comunque loro. Se un alunno riceve un'offesa o una risposta poco gradevole che lo va ad infastidire è meglio che stia zitto se non vuole avere il docente contro fino alla fine dell'anno. Acqua in bocca, subire e testa bassa.
Il professore, nel momento in cui diventa tale, si veste di una carica di potere che, a suo parere, gli consenta di fare e di dire ciò che vuole, a chiunque.
Un esempio pratico: suona la campanella che annuncia l'inizio delle lezioni, gli alunni sono in classe e uno sorseggia un bicchiere di cappuccino nonostante il regolamento scolastico vieti l'introduzione di cibi e bevande all'interno delle aule per tutti, il professore entra in classe anch'egli sorseggiando una bevanda calda. Sedutosi alla cattedra si accorge che uno degli studenti vìola il regolamento d'istituto. Il docente, a seconda della specie a cui appartiene, reagisce in tre modi: 1 - invita cortesemente l'alunno a consumare la bevanda fuori dall'aula e a rientrare una volta finito, 2 - l'alunno è costretto ad ubbidire al professore che fermamente gli impone di buttarlo (educando così allo spreco, caro professore), 3 - nota sul registro per mancato rispetto delle regole.
Questo è il modo di agire dei prof visto dagli alunni. Ma cosa può fare l'alunno se il professore beve o mangia qualcosa in classe? Nessuno può (potrebbe...) trasgredire perché il regolamento è uguale per tutti e la scuola educa a questo. La cosa scandalosa è che nella scuola tutto questo non avviene a causa dell'abuso di potere della classe docente, non di tutti, ma di un bel po'.
L'alunno risponde: "Anche lei sta bevendo il caffè in classe e non si può!"...L'ira del prof lo porta a rispondere "Io posso, tu no!" ALUNNI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI, QUESTA E' LA PIU' GRANDE PRESA DI POTERE CLANDESTINA DA DENUNCIARE.
I professori con la P maiuscola sono figure educative che fanno il loro dovere nel rispetto dei loro diritti, doveri, luogo di lavoro e studenti che vanno ad istruire. Essi rispettano e fanno rispettare, ben venga chi lo pretende, il regolamento scolastico  e qualora sgarrassero non si giustificano inventandosi diritti che non ci sono e non possono esserci.
Il rispetto tra alunno e prof è fondamentale, ma l'uno deve dare la possibilità all'altro di esprimere la propria opinione riguardo a qualcosa e far presente qualora venisse commesso un errore da parte di uno dei due.
La scuola è questo, un luogo dove si impara e si educa ad una convivenza. Se chi dovrebbe educare sbaglia per primo e pretende di aver ragione cadendo ancora di più nel diseducativo tutto ciò non può funzionare. Le differenze abissali insostenibili tra studente e insegnante devono assottigliarsi nel rispetto reciproco della persona e della collaborazione.
L'alunno è in mano all'insegnate, ma non sempre è in buone mani.

venerdì 24 maggio 2013

"EMOZIONI, IL SUPERBO OMAGGIO DI RAI 2 A RENATO ZERO" - di Giuseppe Cacopardo


"Stringimi forte che nessuna notte è infinita...I migliori anni della nostra vita"
Sono proprio i migliori anni della nostra vita quelli vissuti assieme ai capolavori, la voce, l'immensa artisticità di Renato Fiacchini, da noi tutti conoscouto, e amato come RENATO ZERO.
Nato a Roma il 30 settembre 1950 ha esordito tra le strade della capitale trasmettendo la filosofia che il teatro è ovunque, la gente che lo circondava, la strada primo palcoscenico che lo accolse.
In data 22 maggio, ovvero mercoledì, su Rai 2 è andato in onda uno speciale interamente dedicato a Renato. Il giovane artista che ha fatto dell'insulto maggiormente subito e ricevuto il nome che lo ha reso colonna sonora della vita di milioni di italiani. "Sei ZERO, non vali niente...". Ora dai teatri, arene e stadi d'Italia un enorme coro chiama "3...2...1...ZERO!". 
"Emozioni" ci ha dato l'opportunità di conoscere Renato Zero non solo dal punto di vista biografico, ma anche artistico e talvolta personale. Il tutto congiunto da aneddoti e testimonianze di chi Renato lo ha conosciuto bene: cantanti e artisti suoi colleghi, persino i produttori discografici che lo videro nascere. Di certo è stata una grandiosa scoperta, anche se all'inizio la titubanza era molta visto che si trattava di investire su quel ragazzo truccato vestito di piume ed eccentrici costumi.
Con la canzone "spalle al muro" si propose per la prima volta al Festival di Sanremo nel 1986. Un brano che racconta in maniera grandiosamente ineccepibile il periodo di declino artistico che Renato aveva da poco attraversato. Il pubblico, lo spettacolo ormai lo giudicava passato, monotono, roba già vista... È incredibile come racconta in questa canzone un momento fragile che prima o poi qualsiasi artista sarà costretto ad affrontare: "vecchio, ti chiameranno vecchio...Tempo non ce n'è più, non te ne danno più!" La verità per antonomasia. 
Oggi Renato continua ad emozionare, a far sognare con le sue canzoni così ricche di verità, così troppo vicine ad ogniuno di noi. Ecco perchè lui è così grande, perchè ciò che racconta riguarda tutti, nessuno escluso.


 

giovedì 2 maggio 2013

"EDUCARE, TRA GIOVANI E' PIU' FACILE" - di Giuseppe Cacopardo


Venticinque scuole della provincia di Milano hanno preso parte ad uno dei tanti educativi progetti dell'Azienda Sanitaria Locale del capoluogo lombardo riscuotendo un grande e significativo successo sia all'interno della stessa comunità scolastica che esternamente.
L'educazione tra pari, anche chiamata peer education, è un nuovo e stimolante metodo di educazione finalizzato ad informare, quindi educare, i giovani riguardo tematiche discusse con le quali ci si relaziona tutti i giorni nella nostra società: bullismo, uso e abuso di sostanze stupefacenti e alcoliche, sessualità e malattie sessualmente trasmissibili.
I precetti fondamentali che gli stessi educatori tra pari seguono per divulgare il loro messaggio educativo sono la prevenzione ed il dialogo. La prima è l'arma vincente contro qualsiasi tipo di complicazioni che possono nascere da ciascuna delle tre tematiche sviluppate, il secondo invece è il modo migliore per uscire da una determinata situazione spiacevole, ma anche positiva, al fine di non tenersi tutto dentro, ma trovare la forza di parlarne per non trascinarsi il peso di un trauma subito per tutta la vita, anche se i segni restano. Il dialogo inoltre è il primo strumento, altrettanto utile, per denunciare particolari cattivi episodi. Senza il dialogo non se ne esce.
Questo è lo scopo dei ragazzi, dalla terza alla quinta superiore, che fanno parte del gruppo di educatori pari di ciascuna scuola aderente al progetto.
La selezione avviene all'interno delle classi, eletti dagli stessi compagni. Prima vengono definiti i requisisti e le qualità che un educatore pari modello deve possedere, poi si procede ad una votazione e coloro che raggiungono il numero massimo di voti diventa educatore. Ciò significa che essi hanno ottenuto la fiducia dei loro compagni e perciò rispondono ai requisiti precedente elencati.
Il gruppo così formato entra in sintonia e si crea collaborazione e spirito di appartenenza, necessaria per collaborare insieme e aiutarsi a vicenda. Tra le attività di formazione, seguiti da specialisti ASL, vi è lo studio teorico degli argomenti da trattare, dibattiti, scambi di opinioni, testimonianze e simulazioni.
A gruppi si interverrà così nelle classi, perciò a ragazzi e ragazze più piccoli che avranno modo di essere educati e imparare molto su temi molto discussi, il tutto per vivere meglio e in una società giovane più responsabile ed informata.
Essere educatori tra pari non lo si è solo a scuola, ma anche fuori. Si è equipaggiati di un bagaglio di conoscenze tale da rappresentare un punto di riferimento per chiunque si trovasse in difficoltà. Cresce l'educatore, cresce chi ha bisogno di aiuto. Fornire una voce amica rimane uno degli scopi fondamentali, motivo di orgoglio, dell'educatore pari.
 
Giuseppe Cacopardo

mercoledì 10 aprile 2013

"SI TOLGONO LA VITA PERCHE' UCCISI DALLE TASSE" - di Giuseppe Cacopardo


La pressione fiscale al 52% del PIL porta anche a questo, al suicidio. Cittadini di uno stato che non
li guarda nemmeno in faccia e permette che si tolgano la vita stremati e oppressi dalle continue tasse, imposte e pagamenti vari.
Sono le storie di molti imprenditori italiani che a causa della crisi economica che il Paese sta attraversando sono costretti a ridurre la loro produttività, tagliare il numero dei dipendenti e, al peggio, chiudere.
Lo Stato rema contro. Se da una parte la crisi distrugge, il fisco uccide.
Questa è la decisione estrema che si compie quando, logorati dalla vergogna di non avere più nulla, non si riesce a pagare.
Più della metà di ciò che produciamo (PIL) va allo Stato. Ecco che le politiche fiscali sommergono e soffocano le politiche produttive. Quando ciò avviene tutto si blocca, l'economia si arresta, il denaro non circola più e la gente ha sempre meno. E' quello che accade qui in Italia.
In Europa siamo tra i paesi con il maggior numero di tasse e le più alte somme da pagare. Siamo anche uno dei paesi più burocratizzati. La burocrazia rallenta incessantemente tutte le nostre, anche più semplici, operazioni. Chi è in difficoltà lo sarà ancora di più se dovrà confrontarsi con la burocrazia. Nulla può essere compiuto velocemente e senza intoppi (nei limiti della legalità, ovviamente) che coerentemente manca una fotocopia, o una fotografia, o un foglio, una firma qui e una firma la.
Le ultime vittime dei suicidi per crisi sono i coniugi Sopranzi di Civitanova Marche impossibilitati nel pagare il mutuo ed essere a posto con l'Inps. L'altra vittima è Romeo Dionisi anch'egli ucciso dalla vergogna di poter più pagare nulla.
Il presidente della Camera Laura Boldrini ha deciso di prendere parte ai funerali, ma al suo arrivo è stata subito fischiata e derisa in quanto rappresentante dello Stato.
Viviamo in un paese che guarda impassibile i suoi cittadini morire uccisi dal malfunzionamento della politica.

domenica 7 aprile 2013

"VOLEVA UCCIDERE JUSTIN BIEBER" - di Giuseppe Cacopardo

Se non poteva essere suo non doveva più esistere.
L'amatissima giovane pop star canadese Justin Bieber voleva essere fatto fuori da uno dei suoi più sadici e sfrenati fan.
Dana Martin, 45 anni, detenuto nel carcere del Nuovo Messico, aveva escogitato alla perfezione un piano per togliere Bieber dalla circolazione, insieme a lui la guardia del corpo. Il cantante doveva essere rapito dopo il suo concerto di novembre al Madison Square di New York, torturato e poi ucciso definitivamente.
Questo era quanto voleva Martin preso dalla rabbia e dall'invidia.
Amava Justin alla follia, lo sognava di notte, se lo è fatto tatuare sulla coscia e gli scriveva lettere dalla cella. La mancata risposta a queste lettere ha scatenato in Martin un'ira incontrollabile e un profondo senso di gelosia che ha scaturito la sua furia omicida. Justin Bieber doveva essere strangolato con un foulard e castrato con cesoie da giardino.
Dana Martin pero, trovandosi in cella, non avrebbe preso parte all'uccisione della star che invece avrebbero compiuto due suoi complici: l'ex compagno di prigione Mark Staake e il nipote.
Arrivati in Canada i due sono stati intercettati e fermati. L'ex compagno di prigione di Martin, che godeva di una libertà condizionata, è stato poi arrestato. Il piano così fallì.
Il bottino previsto dopo il compimento dell'agguato era di cinquemila dollari a testa.
Ora Justin è stato costretto a potenziare la sua scorta che lo segue sia di giorno che di notte, non solo mentre lavora, ma anche nel tempo libero.
Bieber non si è lasciato intimorire e il 23 marzo infatti si è esibito a Casalecchio di Reno, nel bolognese, per la gioia dei suoi fans italiani.

sabato 6 aprile 2013

"LA SCUOLA PUBBLICA, TRA TAGLI E POVERTA'" - di Giuseppe Cacopardo.

 
La spesa del nostro paese destinata alla scuola e alla cultura è pari all'1,1%, peggio di noi solo la Grecia.
Questo dato allarmante è fonte di uno studio compiuto da Eurostat riguardo la spesa dello Stato in materia di istruzione e cultura nel 2011.
Si deduce che lo Stato investe troppi pochi soldi in uno dei settori fondamentali della società, dove la persona entrando viene formata, istruita ed educata al fine di essere cittadino.
La situazione della scuola pubblica in Italia è estremamente complicata. Non serve il dato di Eurostat per comprendere quali ambienti e quali proposte di governo vengano riservati alla scuola pubblica.
Siamo i penultimi in Europa quasi in tutto. Magari tra i primi parlando di turismo o campo alimentare, ma in termini di formazione, istruzione e cultura siamo giudicati come "il fanalino d'Europa".
Per decine e decine di anni si è lottato affinché la Scuola diventasse un diritto per tutti a prescindere da reddito, condizione sociale e orientamenti vari. La Scuola è un diritto e oggi è minacciata. Vittima di una mancanza costante di fondi, tagli di spesa e di personale e un susseguirsi di problemi burocratici e amministrativi che non fanno altro che peggiorare le cose.
La figura del docente, individuo che ha deciso di donare la propria vita alla scuola studiando parecchi anni per ottenere lauree e abilitazioni per insegnare, è inaccettabilmente sminuita. Egli è visto come un semplice dipendente statale, quindi vittima anche lui di tutti quelli che sono gli interventi a sfavore della sua classe di lavoratori, e non come persona incaricata del dovere di istruire, formare ed educare tante altre persone che un giorno dovranno confrontarsi con il futuro. Egli è quindi il responsabile della preparazione al futuro dei futuri cittadini e membri di una società civile. Lo Stato tutto questo non lo comprende.
L'Italia vive una pesantissima situazione economica e politica e per tentare disperatamente a risanare il debito pubblico il governo toglie, potremmo dire ruba, i soldi a settori come la Scuola e la Sanità; all'istruzione e alla salute. Lo Stato non prende i soldi da dove effettivamente ce ne sono, e parecchi anche, ma da settori già da tempo minacciati e indeboliti sempre più.
La riduzione dei fondi destinati alla scuola e il taglio di personale: ha creato questo: classi "pollaio" dove vi sono stipati una trentina di alunni seguiti da un solo insegnante, ambienti fatiscenti e miserabili, apparecchiature scolastiche obsolete e fatiscenti, riduzione drastica delle attività proposte dai POF e delle iniziative extracurriculari, tensione continua tra docenti stessi e studenti... L'elenco potrebbe ancora andare avanti, ma solo per citare alcuni dei tristi aspetti che descrivono la situazione della Scuola Pubblica Italiana. Vergogna. Ricordiamoci che c'è gente che ha lottato duramente al fine di creare un sistema scolastico degno di un Paese che ascolta i doveri dei cittadini e aperto sul mondo.

mercoledì 3 aprile 2013

"TORONTO, UNA CITTA' CENTO E PIU' LINGUE" - di Giuseppe Cacopardo


Vi trovate a Toronto, il vostro inglese è pessimo, e avete bisogno di soccorso? Tranquilli, il 911 in questa città è attrezzato per rispondere in 150 lingue diverse.
Toronto è la prima città canadese per numero di abitanti, il 36% dei quali non è di origine europea. Sono più di cento le lingue che si parlano tra le strade di uno degli ambienti più multiculturali del mondo. Il 52,6% degli abitanti è costituito principalmente da, in ordine, britannici, irlandesi, francesi ed italiani. Non c'è infatti da stupirsi se da qualche parte, specialmente riuniti nelle caffetterie dei centri commerciali, si incontrano gruppi di anziani signori italiani che conversano tranquillamente magari in qualche dialetto nostrano.
L'immigrazione è un fenomeno chiave di questa città vista la presenza di individui da tutto il mondo. Essi sono perfettamente integrati nella società ed occupano anche posti di prestigio in ambito lavorati. La risposta che si riceve da qualcuno che non sembri puramente canadese quando si chiede "Da dove vieni?" è "I'm Canadian!" (sono canadese). Orgogliosamente questa è la risposta. Il vivere in un ambiente multiculturale è l'assoluta normalita in Canada e la severità delle politiche d'immigrazione fa si che la legge venga rispettata alla perfezione da ogni singolo cittadino canadese. La rigidità delle stesse, anche se possono sembrare poco tolleranti, agevola il processo di integrazione dell'immigrato nel nuovo ambiente in cui si viene a trovare. Egli stesso, se possiede i requisiti richiesti dalla legge, non avrà alcun problema ad occupare tranquillamente un posto nella nuova società. La gente di Toronto queste cose le sanno.
Se si pone a confronto la situazione descritta in Canada e quella in Italia le differenze, sotto certi aspetti sono abissali. La persona che entra in Italia in condizioni di clandestinità trova una situazione che gli permette di sfuggire a ciò che prevede la legge in materia di immigrazione; ora la clandestinità è un reato anche nel nostro paese. La scarsa severità di queste leggi non va assolutamente a favore dell'immigrato perchè rallenta l'integrazione e l'inserimento della società italiana. Una nazione che non opera con severi controlli per quanto concerne l'immigrazione non fa del bene a coloro che lasciano i loro paesi per recarsi in Italia. La legge serve e va rispettata, intensificata se necessario.
Toronto è apprezzata e conosciuta per l'alto livello di sicurezza. Tutto è a favore della sicurezza dei cittadini, in particolare per le donne: hanno la possibilità, dopo una certa ora della sera, di indicare al conducente dell'autobus il punto più vicino per scendere in modo da ridurre al minimo il camminare da sole per la città e rincasare velocemente.
Camminare da soli per strada o usare i mezzi pubblici ad orari scomodi della sera non intimorisce perchè è come se i canadesi avessero infuso il rispetto preciso, o meglio, quello che si chiama codice di comportamento dell'Ontario.
Oltre ad essere una città ottima sotto questi punti di vista, è anche ricca di storia, cultura ed arte, ma anche natura e luoghi adatti a qualsiasi tipo di interesse.
Meta di studenti da tutto il mondo per i numerosi corsi di inglese offerti, è una delle attrazioni turistiche più visitate. Ne vale la pena viverci.

martedì 2 aprile 2013

"ITALIA, TRA CRISI ECONOMICA...E POLITICA" - di Giuseppe Cacopardo


"L'antipolitica è stare seduti in parlamento trenta/quarant'anni pensando che il rinnovamento consista nel cambiare continuamente nome al partito...".
Così inizia la canzone Vaffancuba dei Two Fingerz, una frase del giornalista e vicedirettore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Una canzone che inquadra alla perfezione il tipo di "uomo politico" che il cittadino italiano è, volente o nolente, chiamato a sopportare.
Il degenero più totale della politica italiana, alcuni sostengono sia iniziato con il ventennio di Berlusconi, è databile 24 gennaio 2008 quando il governo di centrosinistra allora in carica cadde il suo presidente del consiglio si dimise dall'incarico. Egli governò il paese per un totale di 722 giorni, poco meno di due anni.
Il 7 gennaio 2008 venne chiamato a formare il governo, dopo la chiamata degli italiani al voto, il centrodestra. Il 12 novembre 2011 Silvio Berlusconi sale al quirinale per porgere al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le sue dimissioni dall'incarico di capo del governo.
Ecco così terminato il rimbalzo a destra e a sinistra. Anni in cui il popolo italiano non è riuscito ad imparare a memoria tutti i nomi dei ministri di almeno una delle due coalizioni.
Dopo le dimissioni presentate da Berlusconi quattro giorni dopo, lo stesso Presidente Napolitano affida quasi disperatamente, la disperazione degli italiani arriverà dopo, l'incarico di formazione del governo a un gruppo di professori, i cosiddetti tecnici. Sale al potere il governo tecnico, nè di destra nè di sinistra, messo in parlamento senza elezioni, ricordando che il voto è la massima espressione della Democrazia, con a capo un professore di economia all'università Bocconi di Milano, il signor Mario Monti.
Un consiglio dei ministri nuovo, sobrio si definisce lo stesso Monti, a loro il compito di salvare l'Italia che stava per affondare. "Senza Monti finivamo a rischio Grecia" dicono i sostenitori del professore.
Le sorprese arrivano una dietro l'altra. Alla guida del Ministero del Lavoro c'è una signora di sessantacinque anni chiamata a pensare a tutto ciò che concerne il lavoro e politiche sociali.
La signora Fornero, a chiamarla Ministro bisognerebbe pensarci, è intervenuta sull'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori in maniera tale da sollevare le masse ormai furiose di lavoratori e sindacati, ha innalzato l'età pensionabile frenando di colpo il turnover, ha detto che i giovani sono viziati, lo ha detto in inglese choosy, perchè non vogliono fare certi lavori e pretendono troppo dal mondo del lavoro (cosa che in Italia è quasi diventato un bene di lusso) e avrebbe affermato che il lavoro non è un diritto. Tale affermazione ha spinto le forze di Italia dei Valori e Lega Nord a procedere con una mozione di sfiducia individuale. I risultati della votazione: 88 deputati a favore della sfiducia, 435 contrari e 18 astenuti. La Fornero rimane in carica. Colei che mentre comunica l'innalzamento dell'età pensionabile, piange.
L'operato del governo tecnico non finisce qua: IMU sulla prima casa il cui pagamento ha prosciugato letteralmente le tredicesime, la massa di esodati, le aziende chiuse, la percentuale di giovani senza lavoro hai massimi storici, oggi si attesta all'11,6%, le nuova tassa sui rifiuti, l'aumento dell'IVA, i tagli all'istruzione e alla sanità. Tutto però approvato affettuosamente da Angela Merkel, fan numero uno del presidente Monti.
I sostenitori del professore giustificano la loro scelta, scelta civica, dicendo che grazie a Monti abbiamo la credibilità in Europa e che la sua politica è assolutamente necessaria al fine di non sprofondare nel baratro. Introducendo nuove pesanti tasse e tagliare a destra e a manca farà pur sorridere le casse dello Stato e ridurre il debito pubblico, quello italiano è di circa duemilamiliardi di euro, ma farà piangere i cittadini e le piccole e medie imprese. Farà suicidare gli imprenditori tormentati da un fisco senza tregua, ma l'importante è avere la credibilità in Europa e far guadagnare allo Stato. I cittadini sono importanti fino ad un certo punto, quando si tratta di economia facciamo fare a chi è competente, così si credono.
Il 21 dicembre 2012 Mario Monti annuncia le sue dimissioni e vengono fissate le date per le prossime elezioni, neanche i tecnici hanno retto, la parola al popolo, finalmente si rispetta il primo articolo della Costituzione.
Arriva il momento in cui vengono comunicati i risultati delle votazioni del 24 e 25 febbraio 2013: al primo posto il Partito Democratico (Bersani), al secondo posto il PDL (Berlusconi) al terzo posto il partito Movimento 5 Stelle (Grillo). Il M5S risulta il primo partito d'Italia (si parla di partito, non di coalizione), il signor Monti con Scelta Civica guadagna il 10% dei voti e rimangono fuori dal parlamento Oscar Giannino, Ingroia, Pannella e chi alla poltrona si era fossilizzato, ovvero Fini e Di Pietro.
Bersani risulta il vincitore delle elezioni ma il numero di seggi in parlamento non gli permette di formare un governo stabile, chiamasi condizione di ingovernabilità.
Rimaniamo per un pò di tempo senza governo e...senza papa. In Italia manca sia il governo che il papa, la condizione perfetta per procedere ad un colpo di stato, sicuramente con successo.
Ora Napolitano ha dato a dieci saggi, nessuno sa chi siano costoro, di formare un qualcosa, un governo? Non si sa come definirlo...
Il problema è che in Italia la crisi non è solamente economica, è anche politica. Oltre ad avere un'economia fragile, la condizione politica rema contro ogni ipotesi di risollevamento. Politici corrotti, ladri di soldi pubblici, evasori, maiali che si rotolano nel fango dei benefici, delle auto blu e dei privilegi spettanti ad una esosa classe politica non conforme con la vera identità del popolo italiano.
"L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul Lavoro, SOVRANITA' APPARTIENE AL POPOLO CHE LA ESERCITA NELLE FORME E NEI LIMITI DELLA COSTITUZIONE." Non dimentichiamoci di questo ultimo particolare...

domenica 31 marzo 2013

"COLPO DI FULMINE SU RUZZLE" - di Giuseppe Cacopardo


25 milioni di download totali dalla sua creazione ad oggi e il numero cresce di un milione al giorno. 3 milioni è l'incasso totale dello sviluppatore, 128 i paesi in cui si gioca a...RUZZLE. La nuova app del momento, ormai divenuta un tormentone anche in Italia.
Si tratta di un'invenzione dello svedese Daniel Hasselberg (39) che, partendo dalla passione per i giochi di parole, ha avuto la brillante idea di creare un'applicazione per smartphones chiamata, appunto, Ruzzle. Lo schema di gioco è molto semplice: 16 lettere disposte apparentemente a caso, facendo scorrere il dito sullo schermo si deve cercare di formare quante più parole possibili. Il gioco è disponibile in 10 lingue diverse e si gioca a distanza, quindi a coppia, con connessione a Internet.
Ruzzle è dotato anche di una chat con la quale i giocatori possono messaggiare e conoscersi; "invitando" a giocare chiunque connesso, anche chi non si conosce, è possibile comunicare grazie al sistema incluso nell'applicazione.
Conoscendo semplicemente l'avversario in chat c'è chi è riuscito a costruire vere e proprie relazioni. E' il caso di Mario (nome inventato, ndr) e Claudia (nome inventato, ndr). Da perfetti estranei si sono trovati su Ruzzle per iniziare una nuova partita. Nè l'uno nè l'altra aveva idea se l'avversario fosse uomo o donna.
"Ciao", questo il primo messaggio inviato da lui a lei, poi inizia la partita. I due continuano a messaggiare scambiandosi informazioni del tipo età, provenienza, cosa fai nella vita, ecc. Dopo la richiesta di amicizia di amicizia su Facebook i due avversari si scambiano i numeri di telefono e iniziano a chattare su What'sapp, la cosa si fa sempre più seria.
"Dopo due settimane da quando abbiamo iniziato a chattare su Ruzzle lei mi ha chiesto di uscire e  abbiamo deciso di incontrarci a Verona, dove abbiamo trascorso una giornata insieme." prosegue il suo racconto Mario. In questo modo hanno iniziato a frequentarsi.
"Questa relazione è nata per divertimento" afferma, anzi confessa Mario.
Questa love-story nata a suon di parole ricomposte è la prova che tutto può nascere da tutto, persino da un'app per smartphones.
Tutto sta nelle chat che ormai troviamo ovunque, non solo sono presenti siti dedicati, ma anche i social network le posseggono e ora anche i giochi da scaricare. Esse ci forniscono l'occasione giusta per iniziare a conoscere qualcuno, senza però avere alcuna certezza riguardo chi è dall'altra parte. Attenzione a non farsi distrarre in chat, però, perchè il vero scopo del gioco non è far colpo, ma formare parole e guadagnare quanti più punti possibili!

"BUON APPETITO CON ADAM RICHMAN, L'EROE DI MAN VS FOOD" - di Giuseppe Cacopardo

 
"Sono un ragazzo normale con un appetito...ANORMALE!". Così è come si descrive il protagonista stesso di Man vs Food in onda su DMAX (canale 52 del digitale terrestre).
Adam Richman gira gli Stati Uniti in lungo e in largo alla ricerca dei paradisi americani delle abbuffate. I ristoranti più bizzarri e calorici d'America dove le porzioni servite sono di dimensioni inimmaginabili. In quale ristorante italiano vengono serviti panini alti più di 30 centimetri, o Burritos messicani da 2 chili e mezzo? In America questi posti ci sono eccome.
Alcuni cibi presentati da Richman sono tanto famosi e apprezzati perchè quasi immangiabili viste le dimensioni, la quantità di ingredienti o il grado di piccantezza. Vengono mostrate preparazioni a base di molteplici tipi di spezie piccanti e peperoncino, tant è che i cuochi sono costretti a cucinare con le mascherine antigas.
Adam Richman sfida questo tipo di pietanze mettendosi alla prova. In pochissimo tempo deve riuscire a terminare porzioni gigantesche. Roba che se non si è "allenati" come lui la corsa all'ospedale è assicurata. Dietro di lui una grande massa di clienti che fa il tifo mentre egli trangugia bocconi di cibo. 
I piatti più piccanti vengono serviti accompagnati da bicchieroni di latte o milkshake per rendere più sopportabile il dolore provocato dal piccante.
Guardare Adam Richman che mangia tutta quella roba attrae ogni giorno milioni di telespettatori non solo qua in Italia, ma in tutto il mondo. E' quasi impossibile vedere questo tipo di show su un canale ordinario ce vediamo tutti i giorni, proprio perchè la novità che conquista, l'originalità è sempre più richiesta dal pubblico, ormai stufo di vedere e sentire sempre le stesse cose con i soliti volti della TV.
E' curioso pensare che quei ristoranti visitati da Richman esistano veramente e la gente ci vada tranquillamente a mangiare.
Un consiglio di Richman: se state compiendo una sfida del genere bevete solo quando non riuscite più ad ingoiare.
Questo programma è il giusto schiaffo alla dieta, ai pasti leggeri e a chi vuole mantenere la linea.
Il protagonista dello show inoltre descrive minuziosamente tutte le località che visita e la preparazione dei cibi che andrà a provare, tanto da far venire l'acquolina in bocca.
Richman è ormai un professionista dell'abbuffata, se voi non siete al suo livello, non imitatelo. Le conseguenze potrebbero essere molto spiacevoli. In conclusione: Buon Superappetito!

sabato 30 marzo 2013

"ONE DIRECTION E JUSTIN BIEBER, TANTO AMATI E TANTO ODIATI." - di Giuseppe Cacopardo.


 
Strano, ma vero, i giovani talenti "sfornati" dai talent show di alcuni paesi riescono ad ottenere un successo planetario anche solo dopo pochi mesi di attività.
E' il caso di nuove star della musica pop: Justin Bieber e gli One Direction.
Il primo è nato nella città canadese di London il primo marzo 1994. La sua carriera artistica iniziò dopo la scoperta di un suo video su YouTube da parte di Scooter Braun che, successivamente, gli fece firmare un contratto Raymond Braun. Justin ha venduto 15 milioni di copie dei suoi album fino a maggio 2012.
Egli ha riscosso un grande successo anche qui in Italia fin dal momento in cui è apparso per le prime volte. Amatissimo dalle ragazzine e non solo.
Gli One Direction, invece, sono un gruppo di cinque ragazzi provenienti da Inghilterra ed Irlanda.
La boyband è formata da Niall Horan, Zayn Malik, Liam Payne, Harry Styles, e Louis Tomlinson.
Nel 2010 partecipano alla settima edizione del talent show inglese X Factor presentandosi come solisti. Nello stesso anno formano il gruppo e firmano contratti con la Syco Music e la Sony Music. Con il loro primi due album hanno avuto un notevole successo tanto da far quadagnare loro fama internazionale.
Queste due icone (ormai è possibile definirli tali) sono accumunati dalla stessa situazione, se consideriamo la reazione del pubblico teenager italiano. Tanto amati quanto odiati: le ragazzine vanno pazze per loro, tanto da prendere parte ad ogni loro comparsa ovunque essi siano e organizzazione di flashmob; i ragazzini li criticano, insultano, creando un insieme di polemiche dall'aspetto futile ed infondato. Li reputano infantili e "menosi", idoli solo di ragazzine impazzite e niente più.
Nonostante questo costante, ma innoquo, accanimento nei confronti di questi giovani artisti, il loro successo non accenna a diminuire.
Il problema sta all'origine. Nei paesi di origine degli 1D (One Direction) e Bieber chi vince un talent show o chi mostra di avere veramente un talento, ha la possibilità di investire totalmente su di esso e acquisire notevoli livelli di fama. L'opportunità viene data fino in fondo.
In Italia manca proprio questo. Raggiungere i propri sogni e obbiettivi è diventato un'ardua impresa e la realizzazione è un privilegio di pochi. 
Ai nostri talent show partecipano sì talentuosi, ma anche una quantità notevole di "comici". Mostrati al pubblico SOLO perchè fanno ridere e quindi fanno audience. Ecco svanito lo scopo del talent show: scoprire nuovi talenti. Chi riesce a farsi notare durante questi programmi "trampolino di lancio" è fortunato se in attività ci rimane, perchè il più delle volte pochi mesi e non sei più nessuno. Basta. Finito il momento di gloria. L'opportunità è data solo parzialmente e non fino in fondo.
L'invidia sembra essere nel sangue di noi italiani. In fondo si critica tanto, ma sostanzialmente è tutta invidia. Siamo invidiosi di questi "bambini" acclamati dalle folle e noi che non siamo nessuno e nessuno ci conosce.
Questi ragazzi hanno realizzato i loro sogni, non possiamo che essere felici e sperare in un'Italia che prenda esempio dai paesi che credono nei giovani e che abolisca totalmente il nipotismo, fenomeno che rallenta e non fornisce opportunità a chi invece dovrebbe meritevolmente riceverla.

"L'ITALIA CAMPEREBBE DI TURISMO, MA NESSUNO SE NE ACCORGE." - di Giuseppe Cacopardo

 
"Si parte sempre meno tanto da portare l'economia turistica ai livelli del dopoguerra".
Questa è la frase di inizio dell'articolo sul flusso di italiani in partenza per le vacanze di Pasqua tratto dal Corriere della Sera del 30 marzo 2013.
E' un incipit che inquieta se facciamo scorrere nella mente le immagini delle straordinarie bellezze artistiche, culturali e naturali presenti sul suolo d'Italia.
Il nostro è sempre stato un paese dove il turismo rappresenta una delle più importanti voci di bilancio della sua stessa economia. L'incoming è descritto da percentuali sostanziose e il numero di turisti stranieri verso l'Italia non subisce cali rilevanti, qualora li subisse, e noi italiani amiamo la nostra terra pur concedendoci vacanze all'estero.
Anche se molti di noi sono ancora convinti che l'Italia sia il paese più visitato al mondo, non è così.
I dati parlano chiaro. Ecco la classifica dei paesi più visitati per numero di turisti arrivati: al primo posto capeggia la Francia (79.5 mln), USA (62.3 mln), Cina (57.6 mln), Spagna (56.7 mln) e al quinto posto...l'Italia con 46.1 milioni di turisti in incoming.
La Francia domina prima in classifica sia grazie al patrimonio che essa possiede, seppur minore rispetto a quello Italiano, che grazie alle politiche di promozione e valorizzazione dei beni presenti sul suo torritorio. A questo si aggiunge anche la progressione del potere d'acquisto, un'economia solida e la presenza di una efficiente rete di treni ad alta velocità.
Gli Stati Uniti, invece, attraggono solo per curiosità perchè quando si parla di America si pensa ad una nazione dai mille volti piena di luci e colori, non certo a cattedrali, chiese, fontane o ad opere dei più grandi artisti del rinascimento.
La nostra è una nazione che potrebbe campare di turismo, questo è quello che, con grande convinzione, dice la gente.
L'italia è un viaggio nel tempo. Dalla preistoria all'età contemporanea passando per il medioevo, il rinascimento, il barocco e tutti gli stili ed epoche della storia e dell'arte.
Queste sono solo parole perchè di fatti ne vediamo pochi.
Quello che manca è il valorizzare e promuovere il patrimonio presente sul suolo italico. Una enorme raccolta di opere e monumenti dislocati su ogni lembo della penisola. Non c'è zona d'Italia priva di storia e bellezze artistiche.
La lista di monumeti deturpati dai vandali o turisti maleducati si allunga sempre più, a causa di un ordinamento poco severo in materia di conservazione dei beni culturali. Le spiagge delle nostre coste usate come discariche, le acque dei mari d'Italia inquinate da sostanze dannose per l'ambiente materiali di qualunque tipo. C'è da dire che siamo anche noi stessi i responsabili della rovina del territorio.
Non sapremo mai se risollevando il settore turistico, ora in forte calo, riusciremmo ad uscire da questa crisi economica. Siamo certi però che qualora ci si concentrasse a pensare a giuste politiche di valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e naturale del Paese, le casse dello Stato registrerebbero un giro di entrate estremamente positivo, portando cosi ad una graduale ricrescita; il tutto credendo in uno dei settori in cui davvero potremmo eccellere.
 
 
 

"LASCIO TUTTO E...SCAPPO. PERCHE' LA' C'E' LAVORO." - di Giuseppe Cacopardo

"LASCIO TUTTO E...SCAPPO. PERCHE' LA' C'E' LAVORO." - di Giuseppe Cacopardo
 
Stiamo attraversando un periodo nero della nostra economia, qualcosa che sicuramente verrà scritto sui libri di storia.
Prima di questa, solo la crisi del '29. Siamo i nuovi protagonisti di un evento storico che ci accumuna tutti su questa terra. Alcuni meno di altri, però.
Concentriamo la nostra attenzione sull'Italia: la disoccupazione cresce, la percentuale di senza-lavoro è in costante aumento, l'innalzamento dell'età pensionabile frena ancora di più il turnover...ne stiamo passando di ogni.
Tutto ciò si ripercuote su una classe più delle altre: i giovani.
I giovani italiani studiano, si laureano, acquisiscono master, maturano le loro conoscenze e competenze. Una volta pronti al mondo del lavoro sono costretti ad accettare contratti miserabili, certo ci si deve accontentare, ma per quanto ancora?
"Determinato 1, 2 o 3 mesi", "A progetto", "Apprendistato". Queste sono solo alcune delle nuove formule di contratto presenti nell'Italia in recessione.
Se un giovane non ha nemmeno l'opportunità di essere assunto a contratto ecco che diventa, o meglio, si riduce, a stagista. Lo stagista è colui che, non assunto con obbligo di retribuzione, svolge una o più mansioni all'interno di una qualche azienda. Egli, così facendo, acquisisce dimestichezza col mestiere, approfondisce le sue conoscenze e competenze a riguardo e ha l'occasione di mettersi alla prova. Fino a qui tutto è positivo. Quando però un giovane si trova condannato a fare tirocini su tirocini sempre con la solita scusa "è un'esperienza professionale che va nel CV", ecco che lo stage si tramuta in nuovo volto dello sfruttamento del lavoro. Ognuno di noi lavora per vivere. Dopo un pò ci si stanca anche di sviluppare competenze, si vuole guadagnare PER VIVERE.
Migliaia di giovani italiani stanno già per scegliere di approdare sull'ultima spiaggia: andare all'estero. Ci sono infatti paesi che sembrano quasi, sottolineando quasi, non soffrire più di tanto delle conseguenze della crisi. Per citarne alcuni: Canada, Nuova Zelanda, Australia, Cina, Giappone, Brasile. Persino l'Irlanda, che insieme a Italia, Spagna, Portogallo e Grecia fa parte dei "deboli" d'Europa, sta registrando una crescita dello 0,5%. Lieve sì, ma meglio che niente.
I giovani Italiani, ma non solo i giovani, espatriano verso questi paesi. Fari di speranza nel buio dell'economia mondiale.
Paesi che non sono il loro, ma capaci di fornire opportunità vantaggiose e posti di lavoro. 
Viviamo in un'Italia in cui è lo stesso governo che dice che bisogna accontentarsi e di non essere choosy (viziati). Sei viziato se vuoi fare un lavoro attinente agli studi compiuti? Il governo crede questo. 
Un paese che non lascia più possibiltà di scelta. Se si trova un lavoro, lo si deve accettare, qualunque esso sia.
Un'Italia in cui i bambini non possono più permettersi di dire: "DA GRANDE VOGLIO FARE IL...".
 

"C'E' CHI PUNTA SUL TURISMO." - di Giuseppe Cacopardo

"C'E' CHI PUNTA SUL TURISMO." - di Giuseppe Cacopardo



Il 2013 è l'anno del GATHERING IRELAND ovvero tutti i raduni possibili e immaginabili nell'isola d'Irlanda, da Galway a Dublino, da Derry-Londonderry a Cork.
Il Northern Ireland e la Republic of Ireland stanno finanziando progetti ed interessanti iniziative per promuovere e rilanciare il turismo nella meravigliosa terra del trifoglio verde.
 
Una nazione che crede in sè nonostante il buio dell'economia mondiale.
L'Irlanda ha puntato sulla valorizzazione della propria terra offrendo a chiunque desideri scoprire questo paradiso centinaia di proposte viaggio ed itinerari turistici per godere al meglio delle bellezze di questa isola.
TURISMO IRLANDESE è l'ente ufficiale del turismo dell'isola d'Irlanda e potrà fornirvi tutte le informazioni di cui avrete bisogno, qualunque sia il motivo per il quale vi rechereste nella terra di St. Patrick's. 
Lasciatevi stupire da questo affascinante paese. Ricordatevi l'ombrello!
Visitate il sito www.irlanda.com
e...ENJOY IRELAND!

"ITALIA - AMERICA. AD OGNUNO LA SUA CUCINA." - di Giuseppe Cacopardo

"ITALIA - AMERICA. AD OGNUNO LA SUA CUCINA." - di Giuseppe Cacopardo

 
L'America, se consideriamo le sue origini, è una nazione abbastanza giovane perchè esiste solo dal 1776. Dall'anno della sua nascita sembra aver letteralmente conquistato il mondo. La moda, la musica, il lifestyle, insomma tutto. Ma una cosa meglio di altre: il Fast-Food. Meglio conosciuto nel nostro paese come cibo veloce sembra, anzi è un dato di fatto, aver influenzato anche le abitudini alimentari del nostro Bel Paese, sinonimo di mangiare bene e viver sano.
Come sapete il film-documentario SUPER SIZE ME racconta l'impresa di un uomo nel mangiare 3 volte al giorno per 30 giorni solo cibo McDonald's. Le sue condizioni peggioravano di volta in volta, ma c'è gente negli USA che mangia così non solo per 30 giorni, ma tutti i giorni. Infatti è il paese con il più alto tasso di morti per obesità. Ma perchè i Fast-Food sono così tanto accusati? Del resto nessuno ci conduce in un ristorante KFC o McDonald's con un fucile alle spalle...

Vuoi mangiare questo cibo? Sei liberissimo di farlo ed è anche buono e gustoso. E' assurdo pensare che mangiare una o due volte al mese da Burger King possa nuocere gravemente alla salute. Attenzione però a non abusarne, perchè il troppo stroppia, si sà.
Divertiamoci pure con il fast-food, ma la cucina italiana resta il nostro simbolo nel mondo intero, e oltre.

"I RISTORANTI "ANTICRISI" - di Giuseppe Cacopardo

I RISTORANTI "ANTICRISI" di Giuseppe Cacopardo. 




 Ne nascono in continuazione tra le vie delle nostre città e sono quasi tutti gestiti da personale per lo più proveniente da Cina e altri paesi asiatici. I più famosi propongono specialità etniche come cinese o sushi, ma anche noi italiani abbiamo capito come difenderci creando così i "giropizza": i camerieri passano continuamente tra i tavoli con di...versi tipi di pizza e si può mangiare senza interruzione pagando un prezzo base. Il cliente decide quando interrompere.
Ecco così nati gli "All you can eat". Con solo pochi euro si ha la possibilità di mangiare senza interruzione tutto quello che un ricco buffet propone.
Molti di questi ristoranti posseggono ottime recensioni sui siti internet perché la qualità del cibo è decisamente buona.
Di questi tempi duri per l'economia, perché privarsi del piacere di mangiar fuori? Perché spendere laute cifre per poco cibo in un qualsiasi banale ristorante? Gli All you can eat sono la risposta a molti di questi problemi. Un'idea nuova e attraente.
 
Non sprecare il cibo però, perché verrà prezzato!