martedì 2 aprile 2013

"ITALIA, TRA CRISI ECONOMICA...E POLITICA" - di Giuseppe Cacopardo


"L'antipolitica è stare seduti in parlamento trenta/quarant'anni pensando che il rinnovamento consista nel cambiare continuamente nome al partito...".
Così inizia la canzone Vaffancuba dei Two Fingerz, una frase del giornalista e vicedirettore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Una canzone che inquadra alla perfezione il tipo di "uomo politico" che il cittadino italiano è, volente o nolente, chiamato a sopportare.
Il degenero più totale della politica italiana, alcuni sostengono sia iniziato con il ventennio di Berlusconi, è databile 24 gennaio 2008 quando il governo di centrosinistra allora in carica cadde il suo presidente del consiglio si dimise dall'incarico. Egli governò il paese per un totale di 722 giorni, poco meno di due anni.
Il 7 gennaio 2008 venne chiamato a formare il governo, dopo la chiamata degli italiani al voto, il centrodestra. Il 12 novembre 2011 Silvio Berlusconi sale al quirinale per porgere al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le sue dimissioni dall'incarico di capo del governo.
Ecco così terminato il rimbalzo a destra e a sinistra. Anni in cui il popolo italiano non è riuscito ad imparare a memoria tutti i nomi dei ministri di almeno una delle due coalizioni.
Dopo le dimissioni presentate da Berlusconi quattro giorni dopo, lo stesso Presidente Napolitano affida quasi disperatamente, la disperazione degli italiani arriverà dopo, l'incarico di formazione del governo a un gruppo di professori, i cosiddetti tecnici. Sale al potere il governo tecnico, nè di destra nè di sinistra, messo in parlamento senza elezioni, ricordando che il voto è la massima espressione della Democrazia, con a capo un professore di economia all'università Bocconi di Milano, il signor Mario Monti.
Un consiglio dei ministri nuovo, sobrio si definisce lo stesso Monti, a loro il compito di salvare l'Italia che stava per affondare. "Senza Monti finivamo a rischio Grecia" dicono i sostenitori del professore.
Le sorprese arrivano una dietro l'altra. Alla guida del Ministero del Lavoro c'è una signora di sessantacinque anni chiamata a pensare a tutto ciò che concerne il lavoro e politiche sociali.
La signora Fornero, a chiamarla Ministro bisognerebbe pensarci, è intervenuta sull'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori in maniera tale da sollevare le masse ormai furiose di lavoratori e sindacati, ha innalzato l'età pensionabile frenando di colpo il turnover, ha detto che i giovani sono viziati, lo ha detto in inglese choosy, perchè non vogliono fare certi lavori e pretendono troppo dal mondo del lavoro (cosa che in Italia è quasi diventato un bene di lusso) e avrebbe affermato che il lavoro non è un diritto. Tale affermazione ha spinto le forze di Italia dei Valori e Lega Nord a procedere con una mozione di sfiducia individuale. I risultati della votazione: 88 deputati a favore della sfiducia, 435 contrari e 18 astenuti. La Fornero rimane in carica. Colei che mentre comunica l'innalzamento dell'età pensionabile, piange.
L'operato del governo tecnico non finisce qua: IMU sulla prima casa il cui pagamento ha prosciugato letteralmente le tredicesime, la massa di esodati, le aziende chiuse, la percentuale di giovani senza lavoro hai massimi storici, oggi si attesta all'11,6%, le nuova tassa sui rifiuti, l'aumento dell'IVA, i tagli all'istruzione e alla sanità. Tutto però approvato affettuosamente da Angela Merkel, fan numero uno del presidente Monti.
I sostenitori del professore giustificano la loro scelta, scelta civica, dicendo che grazie a Monti abbiamo la credibilità in Europa e che la sua politica è assolutamente necessaria al fine di non sprofondare nel baratro. Introducendo nuove pesanti tasse e tagliare a destra e a manca farà pur sorridere le casse dello Stato e ridurre il debito pubblico, quello italiano è di circa duemilamiliardi di euro, ma farà piangere i cittadini e le piccole e medie imprese. Farà suicidare gli imprenditori tormentati da un fisco senza tregua, ma l'importante è avere la credibilità in Europa e far guadagnare allo Stato. I cittadini sono importanti fino ad un certo punto, quando si tratta di economia facciamo fare a chi è competente, così si credono.
Il 21 dicembre 2012 Mario Monti annuncia le sue dimissioni e vengono fissate le date per le prossime elezioni, neanche i tecnici hanno retto, la parola al popolo, finalmente si rispetta il primo articolo della Costituzione.
Arriva il momento in cui vengono comunicati i risultati delle votazioni del 24 e 25 febbraio 2013: al primo posto il Partito Democratico (Bersani), al secondo posto il PDL (Berlusconi) al terzo posto il partito Movimento 5 Stelle (Grillo). Il M5S risulta il primo partito d'Italia (si parla di partito, non di coalizione), il signor Monti con Scelta Civica guadagna il 10% dei voti e rimangono fuori dal parlamento Oscar Giannino, Ingroia, Pannella e chi alla poltrona si era fossilizzato, ovvero Fini e Di Pietro.
Bersani risulta il vincitore delle elezioni ma il numero di seggi in parlamento non gli permette di formare un governo stabile, chiamasi condizione di ingovernabilità.
Rimaniamo per un pò di tempo senza governo e...senza papa. In Italia manca sia il governo che il papa, la condizione perfetta per procedere ad un colpo di stato, sicuramente con successo.
Ora Napolitano ha dato a dieci saggi, nessuno sa chi siano costoro, di formare un qualcosa, un governo? Non si sa come definirlo...
Il problema è che in Italia la crisi non è solamente economica, è anche politica. Oltre ad avere un'economia fragile, la condizione politica rema contro ogni ipotesi di risollevamento. Politici corrotti, ladri di soldi pubblici, evasori, maiali che si rotolano nel fango dei benefici, delle auto blu e dei privilegi spettanti ad una esosa classe politica non conforme con la vera identità del popolo italiano.
"L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul Lavoro, SOVRANITA' APPARTIENE AL POPOLO CHE LA ESERCITA NELLE FORME E NEI LIMITI DELLA COSTITUZIONE." Non dimentichiamoci di questo ultimo particolare...

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