sabato 6 aprile 2013

"LA SCUOLA PUBBLICA, TRA TAGLI E POVERTA'" - di Giuseppe Cacopardo.

 
La spesa del nostro paese destinata alla scuola e alla cultura è pari all'1,1%, peggio di noi solo la Grecia.
Questo dato allarmante è fonte di uno studio compiuto da Eurostat riguardo la spesa dello Stato in materia di istruzione e cultura nel 2011.
Si deduce che lo Stato investe troppi pochi soldi in uno dei settori fondamentali della società, dove la persona entrando viene formata, istruita ed educata al fine di essere cittadino.
La situazione della scuola pubblica in Italia è estremamente complicata. Non serve il dato di Eurostat per comprendere quali ambienti e quali proposte di governo vengano riservati alla scuola pubblica.
Siamo i penultimi in Europa quasi in tutto. Magari tra i primi parlando di turismo o campo alimentare, ma in termini di formazione, istruzione e cultura siamo giudicati come "il fanalino d'Europa".
Per decine e decine di anni si è lottato affinché la Scuola diventasse un diritto per tutti a prescindere da reddito, condizione sociale e orientamenti vari. La Scuola è un diritto e oggi è minacciata. Vittima di una mancanza costante di fondi, tagli di spesa e di personale e un susseguirsi di problemi burocratici e amministrativi che non fanno altro che peggiorare le cose.
La figura del docente, individuo che ha deciso di donare la propria vita alla scuola studiando parecchi anni per ottenere lauree e abilitazioni per insegnare, è inaccettabilmente sminuita. Egli è visto come un semplice dipendente statale, quindi vittima anche lui di tutti quelli che sono gli interventi a sfavore della sua classe di lavoratori, e non come persona incaricata del dovere di istruire, formare ed educare tante altre persone che un giorno dovranno confrontarsi con il futuro. Egli è quindi il responsabile della preparazione al futuro dei futuri cittadini e membri di una società civile. Lo Stato tutto questo non lo comprende.
L'Italia vive una pesantissima situazione economica e politica e per tentare disperatamente a risanare il debito pubblico il governo toglie, potremmo dire ruba, i soldi a settori come la Scuola e la Sanità; all'istruzione e alla salute. Lo Stato non prende i soldi da dove effettivamente ce ne sono, e parecchi anche, ma da settori già da tempo minacciati e indeboliti sempre più.
La riduzione dei fondi destinati alla scuola e il taglio di personale: ha creato questo: classi "pollaio" dove vi sono stipati una trentina di alunni seguiti da un solo insegnante, ambienti fatiscenti e miserabili, apparecchiature scolastiche obsolete e fatiscenti, riduzione drastica delle attività proposte dai POF e delle iniziative extracurriculari, tensione continua tra docenti stessi e studenti... L'elenco potrebbe ancora andare avanti, ma solo per citare alcuni dei tristi aspetti che descrivono la situazione della Scuola Pubblica Italiana. Vergogna. Ricordiamoci che c'è gente che ha lottato duramente al fine di creare un sistema scolastico degno di un Paese che ascolta i doveri dei cittadini e aperto sul mondo.

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